Il corpo della pittura
…Curiosamente, ma coerentemente, ludice si lamenta che qualche esegeta abbia regalato alle sue tavole un pathos d’indignazione sociale, che la sua attenzione al reale non vuole ammettere o meglio, non vuole perseguire. Ma a giudicare da come i suoi nudi si squadernano arresi e come appesi al gancio domestico dello stupore, guardando fissamente nel mirino della nostra curiosità d’intrusi, è ovvio che gli stessi si ripropongono ogni volta come un interrogativo involontario sul ruolo voyeristico dell’occhio, che scruta e stampa nel vuoto, questo luminosissimo negativo del sotto-vivere quotidiano (anche quando ci si sposta in spiaggia: questa trascrizione chimica e moderna delle occasioni boudiniane, o macchiaiole, di laica conversazione balneare). E pensando pure al gioco di specchi deformi e di occhi deviati sin dalla pittura manierista credo che sia difficile trovare un similare autoritratto dell’artista come giovane orinatore: non certo una desacralizzazione del ruolo di pittore, ma semmai lo specchio dilatato e autocritico di un artista, che si guarda anche, pittoricamente, nel contorno ‘indiscrezione della quotidianità. Dove sta realmente lo specchio, in questo autoritratto da Lopez Garcia sicilianizzato? …
dal catalogo mostra In Forma di Figura, 2002, Salarchi Immagini edizione